Chi scrive?

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Chi scrive è nata in Sicilia (dalla quale eredita una grande passione per la cucina e il buon cibo), cresciuta poi a Bergamo (dalla quale eredita una pessima pronuncia della parola “topo” e un certo strano amore per il camminare in montagna – nonostante le ginocchia deboli!), ha vissuto a lungo a Venezia (dalla quale eredita certe “E” troppo aperte, una mal sopportazione per i lunghi viaggi in macchina sul sedile dietro e la nostalgia per l’acqua e le barche) ed è poi approdata a Milano, della quale apprezzava la grande scelta di cinema, cucine etniche e spazi verdi. Dal 2018 si è trasferita a L’Aia, nei Paesi Bassi, dove vive al piano terra: dalla cucina osserva i passanti e dalla sala si gode sole, burrasche, nuvole, bulbi. Cucina per tutti, fa la raccolta differenziata, insegna italiano a non italofoni grandi e piccini, ascolta la musica ad alto volume, legge a turno un romanzo e un saggio e costruisce la propria famiglia con la donna della sua vita.

Ci sono Cose Che Le Piacciono, come:
cucire, mettere in ordine i file nel computer, scrivere, cercare nei titoli di coda una canzone precisa sentita durante il film, lavarsi le mani con l’acqua bollente, lavarsi i denti in compagnia, cercare nomi e nomignoli per persone e cose, addormentarsi sui mezzi pubblici, svegliarsi con mal-di-gola da campo estivo, guardare i film di notte, fare regali complicati, parlare di fiori, curare le mie piante, avere deja-vu, cucinare, cucinare veg per gli altri senza che se ne accorgano, ritagliare pezzi di giornale e conservarli, andare in gondolino, andare in barca, osservare le stanze degli altri, mettere in ordine le stanze e le cose degli altri, fare la lavatrice, stendere, mangiare una tavoletta di cioccolata a morsi, parlare in maniera “colorita”, dormire manina-manina, scrocchiare le dita alla gente, guardare nei frigoriferi pieni, avere mille cose da fare, far ridere le persone, usare la punteggiatura in modo artistico e creativo, dire le cose in contemporanea a qualcuno, ospitare le persone, insegnare italiano agli stranieri, registrare le cose, ascoltare il giornale radio facendo colazione, quando la gente le regala una cosa desiderata da tempo e mai direttamente esplicitata, quando i pulmisti dimenticano di chiudere le porte del pullman, quando si sente per sbaglio una voce fuori campo nelle canzoni, i personaggi sconosciuti della Disney, Shinchan (con la mammolita e la nonnozza!), Lady Oscar, Alice, Spongebob Squarepants, Sheldon Cooper, Stefano Benni, i Tre Allegri, Cyndi Lauper, Corto Maltese, Giobbe Covatta, Michelle Pfeiffer, Toshiro Mifune, Ichihara Hayato, tutti i Rookies, Pif (e i suoi documentari de “Il Testimone”), il fratello di Little Miss Sunshine, Joe Sacco, Frances McDormand, tutti i suoi oggetti che hanno un nome, il suo nome jungla, i suoi lupetti, lo sport come metafora della vita, chi pensa che il comunismo sia ancora possibile, chi pensa che il punk non sia ancora morto, chi ne sa più di lei (e la fa abbeverare con umiltà alla fonte del suo sapere), chi legge il suo blog, chi vive in un libro/fumetto, chi piange, chi mangia tanto, i vicini di casa con cui ci si incontra pochissimo ma sentirli nell’appartamento accanto fa star meglio, le compagne di stanza, le persone che odorano di pulito, le persone che si addormentano in biblioteca con la testa appoggiata sul tavolo, le persone che non avrebbe mai avvicinato ma che la Vita le ha messo affianco, il Giappone, i giapponesi, i giapponesi con gli occhi sottilissimi, il giapponese, i kanji, la cucina giapponese, la musica pattona giapponese, la letteratura giapponese, i fumetti giapponesi, i drama giapponesi, il takarazuka, il francese, i particolari, i discorsi che hanno qualcosa di sottointeso che si presuppone che la persona con cui si sta parlando capisca, la drum, le metafore, le allegorie, i segretucci, i film pattoni, i film pattoni sulle cheerleaders, le cose manuali, le foto, i libri di scuola appena comprati, la cartoline, i carillon, i datteri, le rose, le tazze, i nastri di raso, il cinema, i cactus, i messaggi alle 3 di notte, i baci saffici, i bacetti, le mele caramellate, l’Haägen-Dazs al Belgian Chocolate, la gelateria MiSciolgo, le patatine, i colori confetto, il suo stile, i vestiti che fanno molto Jaqueline Kennedy, il trucco nero pesante, le unghie lunghe (vere o finte che siano), gli orecchini, le città, i paesini di montagna che di notte sembrano appesi nel buio, gli scout, i ricordi, l’acqua alta, gli stivali da acqua alta, il rumore del ghiaccio che si spezza quando ci si versa sopra una bibita, le scene dei film in cui la protagonista si taglia i capelli (meglio se da sola), le scene dei film in cui i protagonisti camminano in fila in modo trionfale (meglio se la ripresa è al ralenty), i ciucci, l’ombra delle nuvole sui campi, i video di Paperissima, gli sguardi con gli sconosciuti, i punti-e-virgola, le ballerine molto scollate che fanno vedere l’attaccature delle ditina dei piedi, la Settimana Enigmistica, le parole composte, la storia dell’Italia contemporanea, i sogni lunghi con una trama da film, i frigoriferi pieni, le canzoni che parlano di lei, i cotton-fioc, i regali nascosti nel letto, i bloopers dei film e dei telefilm, le cose che a temperatura ambiente non “esisterebbero” (tipo il burro), le Haribo nello scatolotto Tirlibibi (che se le mangerebbe tutte!!), il pane pastoso, l’umiltà, il rumore che fanno le dita strisciando sulle corde quando si passa da una nota all’altra suonando la chitarra, la birra al limone, Berlino, Parigi, Tokyo, Milano, Vienna, le metropoli, le variazioni Goldberg, l’intensità silenziosa, Verlaine e Baudelaire, la consapevolezza, la musica itinerante ad alto volume (che sia in bici o su una cassa trascinata).

E, ovviamente, ci sono anche Cose Che Non Le Piacciono, come:
che ciò che vorrebbe indossare sia ancora a lavare, che qualcuno lasci lo scalda-acqua spento e che quindi non ci si possa lavare, quando qualcuno legge ciò che lei sta scrivendo mentre lo sta scrivendo, avere la coda di paglia, piegare la biancheria, stirare, lavarsi i denti, vergognarsi, non riuscire ad arrivare a rispondere al telefono prima che smetta di squillare, svegliarsi col mal-di-gola da inverno, stare al telefono in silenzio, quando si gratta gli occhi e si ricorda solo dopo di essere truccata, quando viene troppo esaltato Leonardo Da Vinci, chi parla ad alta voce di lei (ma non ne sta parlando con lei), chi che non la conosce e pensa di poterla correggere, chi chiede “cosa vuoi fare da grande?”, chi dice che i fumetti e i cartoni sono roba per bambini, chi le dice con disprezzo che si veste da 12enne, chi giudica i film e i telefilm che lei guarda, chi la conosce e non la saluta, chi pensa che la grammatica e le virgole siano una cosa inutile, chi non sa cosa c’è sul proprio iPod, chi le dice cosa deve fare, chi urla le proprie cose poco interessanti a tutto il treno, chi mette il fondotinta, chi spende troppo, chi spende troppo poco, chi svaluta l’omosessualità, le persone supponenti, la gente sconosciuta che ti contatta su skype, la gente che se ne fotte, le portinaie che urlano, i padroni di casa mmmerde, le persone ignoranti che non si accorgono di esserlo e danno degli ignoranti agli altri, i leghisti, la volgarità gratuita e le cose gratuitamente volgari, l’angoscia da aereo, il bollino “parental advisory” sui dischi, i paladini (nella loro totalità), gli insetti viscidi, le parallele (l’attrezzo ginnico), i ricatti, i recuperi dei debiti, il ronzio dei computer vecchi con la ventola, il sudoku, la tecnologia di mminchia, le scarpe strette, facebook, il Focus e chi lo legge, l’applauso all’atterraggio di un aereo, il burro rappreso, gli stacchetti dei film/telefilm in cui suonano il pianoforte e cantano (ed è tutta una palese scusa per far cantare il famoso di turno), gli stacchetti dei film in cui ballano, i tuoni, i propri peli, le cose stese male, la linguistica, Quaresima e Ramadan (e digiuni simbolico-spirituali vari ed eventuali) fatti accazzo, il benaltrismo, Renzi.

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