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Inverno ’09

Voglio essere il tuo specchio”, lei dice / e apre la borsetta da cui tira fuori uno specchietto per il trucco / Se lo mette di fronte / e mentre fa passare lo specchio sul corpo di lui / lo specchio riflette la sua immagine / “Questa è la tua faccia”, dice / “Questo è il tuo petto”, dice / “Visto? / Non sono meglio di uno specchio?”  ho i capelli rosa e lisci come Utena, ma sembra che questo oggi non mi basti. mi appiglio al fatto che sono più corti di quel che vorrei, ma i problemi reali sembrano essere altri. da quando ho finito le superiori e il contatto quotidiano coi miei e con le famose “domande” si è concluso, ho smesso di vedere problemi. e non so se nel frattempo ce ne siano stati o meno, non lo so se mettevo la testa sotto la sabbia, o se la vita era davvero tutta rosa e fiori come la vedevo io (o come, adesso, ricordo di averla vista). l’unica cosa di cui sono davvero sicura è che questi capelli sono troppo corti. oggi ho visto un bambino di 10/11 anni vestito esattamente come il fratello maggiore: jeans a vita bassa, timberland gialle, woolrich corto blu e cappellino di lana calato sulla fronte; poi l’ho osservato meglio ed era una bambina, nel cappuccio del woolrich nascondeva una lunga coda di capelli. è stata una scoperta bellissima e folgorante. mi viene consigliato di aspettare, di non fare fretta, di attendere che il tempo faccia il suo corso senza forzare troppo le cose. io, delle due strade nel bosco, ho preso la più improbabile e ora mi limito a raccoglierne le conseguenze. e a pensarci, che pazzia.

quel giorno ho fatto un patto, un giuramento con me stesso: non sarei mai più tornato a casa

non ho scritto nulla sulla famosa sera post-esame. è che qui bisogna vivere, acculturarsi, crearsi riferimenti, cucinare, partire e non c’è tempo per lunghi precisi riassunti da diario T.A. quindi accontentatevi di una piccola variazione sul tema (di quelle che piacciono tanto a Lupin). beh, vi basti sapere che il mio samurai mi abbracciava, poi mi imboccava grandi cucchiaiate di cibo coreano (da un piatto che conteneva tutti gli avanzi delle pietanze mangiate fino a quel momento, perchè in Corea si narra che mischiare più cibi renda tutto più buono – e questo fa capire tante cose..), poi mi si sedeva in braccio e poi mi baciava. vi basti sapere che parlavo tanto in giapponese e poi parlavo come un uomo e poi la mia voce (roca a causa del mal-di-gola frutto di questo variabilissimo tempo giapponese) assomigliava a quella del mio ometto da drama preferito. vi basti sapere che ad un certo punto bloccavo Kyo-san per le braccia e le dicevo in giapponese di lasciare le cose coreane ai coreani e poi ieri io e Kyo-san ci siamo dette reciprocamente che ci vogliamo tanto bene (ed è strano questo bene che ci si vuole dopo 3 mesi, ma è tanto sincero giuro). vi basti sapere che la mia poca fiducia nella capacità di giudizio della gente è stata invece rinsaldata da una persona come Prachi che non giudica, non frappone ostacoli fra il desiderio e la sua realizzazione e si chiede perchè dovrei pormi dei limiti. con tutte queste persone nuove che non ho cercato ma mi sono cadute addosso come se di pioggia si trattasse e tutta questa vita che c’è stata e con tutto ciò che mi è stato possibile fare/vedere/fotografare, posso dirmi pronta per gli ultimi istanti di quella che dal 30 giugno in poi chiamerò "la mia vita precedente".

Le cose non riescono a trattenere i colori

"caro, sai che oggi ho dormito sulla spalla di una ragazza coi capelli rosa?"
mi piace pensare che sia questa la frase con cui stasera la signora inizierà la conversazione a tavola, mentre cena con suo marito. questa suddetta signora oggi in metropolitana mi ha fatto vivere una grande emozione: ha dormito sulla mia spalla. e per ben mezz’ora! ora mi sento indubbiamente un po’ più giapponese di prima.

siamo quasi all’alba dei 2 mesi. la mama per la prima volta mi dice che sono brava a parlare jappo, perchè l’ho stupita con un’espressione davvero perfetta e ben piazzata. riesco a parlare compiutamente con la china del banco di dietro ed è bellissimo perchè ho un vocabolario ridotto, è vero, e mi mancano alcune parole magari un po’ più specifiche di quelle di uso quotidiano ma riesco comunque a girarci intorno per arrivare al concetto. certo, non riesco a guardare Conan (superdetective con gli occhiali..) – col quale però del resto a volte mi perdo anche in italiano – ma riesco a capire Anpanman (cartone jappissimo per eccellenza) e Osvaldo (serie Disney per bambini piccoli in cui c’è un polipo, Osvaldo appunto, che fa varie cose con un girasole e di solito fanno danno e allora chiedono aiuto al pinguino che abita al piano di sotto.. che trama, eh?!). totalmente immersa nella giapponesità, dal cibo alla televisione passando per TUTTO quello che ci può stare in mezzo (ovvero, in casa mia, il divano.. eheh), mi concedo solo le cuffie che passano al 60% cose italiane e un film al giorno rigorosamente in italiano (il che, oltretutto, mi sta permettendo di ampliare notevolmente le mie vedute musicali e cinematografiche; anche se in vero devo ringraziare Pado per la scelta musicale e Lupin per la scelta cinematografica). qui ho i miei piccoli rincuoranti riti quotidiani ed è bello sapere di essere capace di crearmi un ambiente "mio" in poche settimane e anche se solo per 3 mesi. questo perchè io sono facilmente adattabile; ma del resto l’abbiamo sempre saputo, no? senza contare il fatto che l’essere in bilico fra la tensione a volere rimanere in questo mio nuovo universo giapponese per sempre e la tensione a progettare tutte le cose che farò un volta tornata alle mie vecchie cose italiane mi fa stare benissimo: vo via da qui felice per andare a fare tante altre cose che mi renderanno altrettanto felice.

è così che si può immaginare la fine di tutto.

Meglio di uno specchio

di là il papà canta la macarena in giapponese. e questa è cosa che valga la pena di essere ascoltata.
avevo già detto della capacità dei giapponesi di addormentarsi in metro in qualunque posizione e abbastanza profondamente da non svegliarsi se non alla propria fermata. quel che ancora nn avevo descritto, perchè ancora non avevo abbastanza osservato, sono le tipologie di dormenti. ora vi spiego: ci sono quelli fermi immobili che chiudono gli occhi e dormono con il collo diritto allineato alla schiena anch’essa perfettamente dritta; ci sono quelli che si appoggiano con la nuca dietro (e fra questi ci sono anch’io; posizione un po’ imbarazzante perchè può capitare di finire con la bocca aperta e le tonsille alla mercè di tutti quelli in piedi); ci sono quelli che si appoggiano al vicino, ovviamente sconosciuto, e sono i più teneri perchè lo fanno con una tale naturalezza e si appoggiano così bene! e, ovviamente, l’ovviamente sconosciuto non fa una piega; ma i miei preferiti sono quelli che dondolano. questi ultimi non riescono ad addormentarsi bene e quindi sono sempre lì-lì che stanno per cadere in avanti ma all’ultimo si risvegliano e quindi si tirano su, solo che questo processo è talmente veloce e continuativo che praticamente li vedi dondolarsi o avanti e indietro oppure a destra e a sinistra, che è più bello perchè infastidiscono contemporaneamente sia il vicino sconosciuto di destra che quello di sinistra. oggi al ritorno mi sono ritrovata per circa un quarto d’ora davanti allo spettacolo di una ragazza dondolante che, fra l’altro, alla sua destra infastidiva una poveretta che cercava di giocare al nintendo DS e che quindi aveva qualche difficoltà a giocare e contemporaneamente tenerla a dovuta distanza. e questa è cosa che valga la pena di essere vista. (e io giuro che ero lì che vedevo e soffocavo le risa ridendomela come una matta)