Qualcuno mi ha fatto un regalo. Mi è stata regalata una storia.
Mi è stato possibile essere trasportata a Londra, e poi da Londra al Galles e poi di nuovo a Londra (innumerevoli volte, a dire la verità – e, a dire il vero, me li immaginavo più lontani); ero così trasportata che alla fine mi sono commossa, ma era come commuoversi per qualcosa che era successo a me o a un amico. Ho scoperto che a Londra i gay pride si facevano già negli anni 80 (e c’erano già le stesse vecchie coi cartelli sul bruciare all’inferno e cose simili), ho scoperto che la Thatcher non si è occupata solo dei diritti delle lavoratrici (vedi We Want Sex) ma anche della chiusura delle miniere di carbone, ho scoperto che gli insulti che usano contro di te tu devi farli tuoi. Ho desiderato essere al centro della lotta delle Lesbiche e dei Gay che Sostengono i Minatori e viceversa, ho desiderato potermi vestire anche io con i pantaloni e le bretelle come Boy George o avere i capelli di Cyndi Lauper (ma questa non è certo una novità). Mi sono ricordata che l’AIDS è stata una ghigliottina anche sulla società inglese, mi sono ricordata che in Gran Bretagna la strada dell’accettazione è stata lunga e tortuosa ed è iniziata negli anni 80 (e allora ho sinceramente pensato che ci arriveremo anche in Italia, dove la stessa strada l’abbiamo iniziata a percorrere solo negli ultimi dieci anni), mi sono ricordata che sono orgogliosa di essere quello che sono.
Mi sono stati fatti i regali più belli del mondo: la Scoperta, il Desiderio e il Ricordo. Sono fortunata a ricevere regali così.
As we come marching, marching, un-numbered women dead
Go crying through our singing their ancient call for bread,
Small art and love and beauty their trudging spirits knew
Yes, it is bread we. fight for, but we fight for roses, too.