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Pride (di Matthew Warchus)

Qualcuno mi ha fatto un regalo. Mi è stata regalata una storia.
Mi è stato possibile essere trasportata a Londra, e poi da Londra al Galles e poi di nuovo a Londra (innumerevoli volte, a dire la verità – e, a dire il vero, me li immaginavo più lontani); ero così trasportata che alla fine mi sono commossa, ma era come commuoversi per qualcosa che era successo a me o a un amico. Ho scoperto che a Londra i gay pride si facevano già negli anni 80 (e c’erano già le stesse vecchie coi cartelli sul bruciare all’inferno e cose simili), ho scoperto che la Thatcher non si è occupata solo dei diritti delle lavoratrici (vedi We Want Sex) ma anche della chiusura delle miniere di carbone, ho scoperto che gli insulti che usano contro di te tu devi farli tuoi. Ho desiderato essere al centro della lotta delle Lesbiche e dei Gay che Sostengono i Minatori e viceversa, ho desiderato potermi vestire anche io con i pantaloni e le bretelle come Boy George o avere i capelli di Cyndi Lauper (ma questa non è certo una novità). Mi sono ricordata che l’AIDS è stata una ghigliottina anche sulla società inglese, mi sono ricordata che in Gran Bretagna la strada dell’accettazione è stata lunga e tortuosa ed è iniziata negli anni 80 (e allora ho sinceramente pensato che ci arriveremo anche in Italia, dove la stessa strada l’abbiamo iniziata a percorrere solo negli ultimi dieci anni), mi sono ricordata che sono orgogliosa di essere quello che sono.
Mi sono stati fatti i regali più belli del mondo: la Scoperta, il Desiderio e il Ricordo. Sono fortunata a ricevere regali così.

As we come marching, marching, un-numbered women dead
Go crying through our singing their ancient call for bread,
Small art and love and beauty their trudging spirits knew
Yes, it is bread we. fight for, but we fight for roses, too.

I wanna be the one who walk in the sun, but girl just wanna have fun

There is no sushi. Brillante davvero. Che ridere queste fiamme adolescenziali. Dei gran cespugli. Era bello vedere che il verde ritorna e che il Giulio era felice. Ho fatto l’errore di sopravvalutare la drum e ieri sera non è stato tutto perfetto come doveva; la bile non è proprio cosa mia. Scrivo un po’ per chi me lo chiede, (che gli voglio bene e non me ne chiedo il perchè) e mi spiace di scriver poco ma non ho tanto da scrivere perchè vivo invece di pensare ed è piacevole. Scrivo un po’ per chi mi sta accanto e a volte trascuro perchè altri eventi incombono e magari rimandare rimandare finchè la Anna non se ne va poi porta a pensare che la Anna sia più importante della Benny, ma non è vero siete tutte perfette e non vedo l’ora di tornare a fare i nostri discorsini notturni preadolescenzial-filosofici. Scrivo un po’ per chi è qui e vive le sue cose e mi prende per mano incurante di quello che si agita in me, ma va bene anche così perchè in fondo non vivo per lei e quindi sono felice di tornare solo ogni tanto per godermi tutto appieno. Scrivo per la Carli, che mi legge e mi onora e che proprio non capisco e se ho superato la fase in cui pensavo di starle sulle palle, comunque proprio non riesco ad entrare nel mio modo di essere e quindi la osservo ma da lontano, e dico che stasera era proprio adulta e io la preferisco più giovinetta. Scrivo per la parte di me che a volte esce fuori e che è acida e la cui prerogativa è rifiutare l’affetto, perchè è proprio la parte di me che mi fa schifo e vorrei non uscisse mai fuori perchè mi preferisco sorridente-e-non-pensante che acida-e-rimuginante. Scrivo per la parte di me che vive e basta, perchè a volte serve buttare un po’ di frasi alla rinfusa dedicate un po’ a quelli per cui scrivo, che poi, se non ci fossero loro, non staremmo neanche qui a discuterci sopra, no?! Con affetto, vostra Cyndi Lauper.