Archivio tag: Giambattista Basile

Lo cunto de li cunti

Mi è piaciuto questo film. Potessi togliere le uniche 2 scene di sesso esplicito che ci sono, lo farei vedere a un bambino – perché è un film dal quale si può imparare molto.
La solita vecchia storia della vanità che ti porta alla morte – È proprio vero! – è stata in effetti la scena più pulp e cruenta di tutto il film (forse la Salma Hayek che si mangia il cuore di drago era peggio, ma averla vista più volte nel trailer più volte ha evidentemente fatto passare la paura) però ci stava tutta. Non mettere quella scena sarebbe stato un inutile pararsi gli occhi, come quelli che non vogliono vedere le scene dei morti in guerra al telegiornale – senza considerare che per lo meno questa era tutta una sceneggiata, mentre i morti delle guerre sono veri e meritano considerazione.
La vecchia che, allattata dalla strega, si risveglia ed è Stacy Martin è stupefacente. Stacy Martin è stupefacente! e il suo sguardo ha sempre quella pudica innocenza che le dà sempre un’apparenza così verginale da lasciarti di stucco in ogni scena di sesso che interpreta, da quellle pluriorgasmiche di Nymphomanic a quella casta e ricoperta di capelli rossi ne Il Racconto dei Racconti.
La mia scena preferita è quella finale in cui la principessa Viola torna al suo reame con la faccia e il vestito imbrattato di sangue: si inizia cercando il principe che ti porterà via dalla tua triste normale vita sul suo famoso cavallo bianco e si finisce prendendo in mano la testa del proprio principe, che nel frattempo si è rivelato per quello che è, ovvero il famoso Orco-Marito-Padrone. La sposa imbrattata di sangue.
O forse quelle 2 scene di sesso bisognerebbe lasciarle e cercare di insegnare che anche quello va bene.

Prima del cinema, nella fila per il bagno, ho osservato esperti di cinema ai quali scappava la pipì parlare dei film che avevano visto durante la precedente ora/settimana/vita scambiarsi idee e opinioni. Che non si conoscessero prima di quella fila per il bagno era chiaro, che forse uno degli uomini sciorinasse le sue fottute idee sulla poetica dei film “orientali” per provarci con una delle donne non era chiaro ma forse stava succedendo – comunque per un attimo tutto ciò mi è anche piaciuto, l’ho trovata una scena degna dell’italianità più profonda, per un attimo ho persino pensato che avrei potuto sbattere in faccia ai miei ragazzi questa scena (non è vero che gli italiani non parlano con gli sconosciuti: osservate!). Poi si è intromessa una signora, che fraintesi di quale film si stesse parlando, e ha detto “non ci si può nascondere dietro un dito”, che in effetti – per lei che aveva visto il film raccontato in questo post – era una frase geniale. Si è creato il gelo, dei 3 tizi che interloquivano l’espertone e la donna si sono zittiti e un terzo uomo ha abbozzato una risposta di circostanza. L’espertone che fino a quel momento aveva parlato tanto, tronfio della sua cultura cinematografica come un pavone, ha ignorato la signora e ha detto “al massimo per questo film si può dire che niente è come sembra”, al ché la signora ha esplicitato che evidentemente stavano parlando di film diversi perché parlava de Il racconto dei racconti….. Nessuno degli altri 3 ha detto di che film stesse parlando, la fila per il bagno è tornata a essere una fila di persone che aspettavano per andare a fare la pipì e tutti sono tornati in silenzio. Meglio che io non abbia parlato ai miei ragazzi di questa scena prima della sua fine, mi avrebbero solo riso dietro. A ragione, per altro.